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Confesercenti, continua credit crunch per le imprese. A soffrire sono soprattutto le PMI


Il Vicepresidente di Confesercenti Nico Gronchi: “Ottavo anno di contrazione creditizia, è emergenza nazionale. Rivedere la normativa per rimettere al centro i Confidi, sono acceleratori sottoutilizzati”

Il credit crunch morde ancora le imprese italiane. Nel corso del 2018, i prestiti bancari alle imprese non finanziarie sono diminuiti di oltre 56 miliardi di euro, per una contrazione media del -7% sull’anno precedente. E l’emergenza credito è stringente soprattutto per i piccoli: i prestiti per le imprese tra i 6 ed i 19 addetti, infatti, registrano un calo record dell’11,1%, pari a oltre 7 miliardi di euro in meno. Una riduzione ancora più grave se si considera che la quota totale dei prestiti riservati alle PMI è già sproporzionatamente bassa: le attività con meno di 20 dipendenti, pur costituendo il 98,2% del tessuto produttivo, ricevono in credito solo il 18,5% del totale dei finanziamenti bancari dedicati alle imprese non finanziarie: circa 58 miliardi su oltre 752 miliardi complessivi.

È quanto emerge dalle elaborazioni condotte dall’Ufficio Credito di Confesercenti Nazionale sui dati della Banca d’Italia.

Il 2018 è stato l’ottavo anno consecutivo di credit crunch per le piccole imprese. Una vera emergenza nazionale che sta avendo effetti gravissimi sul tessuto imprenditoriale e sulla capacità delle PMI di investire e creare valore aggiunto, e che non è stata mai affrontata efficacemente”, commenta Nico Gronchi, Vicepresidente di Confesercenti Nazionale. “Mentre nei principali paesi dell’Eurozona, Germania e Francia in particolare, sono state da tempo introdotte iniziative pubbliche per favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, in Italia si tarda ad intervenire. Si dovrebbe ripartire da una revisione della normativa dei confidi, per metterli finalmente in condizione di essere degli efficaci acceleratori del credito alle imprese, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni”.

Aree e regioni. L’inaridimento del credito per le imprese riguarda tutto il territorio nazionale, anche se con importanti differenze tra aree geografiche e tra regioni. Il credit crunch è infatti forte soprattutto nel Mezzogiorno, dove si registra un calo medio dell’11,7% dei finanziamenti, particolarmente grave nelle Isole (-13,1%); nel Nord Ovest, invece, si rileva la frenata più contenuta (-4,8%).

Tra le regioni, a vedere la più importante diminuzione di finanziamenti è il Molise (-14,9% di prestiti erogati), seguito dalla Sardegna (-14,8%) e dalla Calabria (-14,7%), mentre a soffrire un po’ di meno sono le imprese delle province autonome di Trento e Bolzano (-1,5% di finanziamenti), del Friuli Venezia Giulia (-1,6%) e del Piemonte (-3,6%). Se si restringe l’analisi al credito per le imprese tra 6 e 19 addetti, la maglia nera va alla Calabria (-18,8%), seguita da Molise (-17,1%) e Sardegna (-18,8%). Unico segno più, nel panorama del credito alle imprese, è il +1,5% di prestiti rilevato nel Trentino-Alto Adige per le imprese con meno di 5 addetti. 

Settori d’attività. Segno meno anche per i principali settori d’attività delle piccole e medie imprese italiane. I prestiti bancari totali alle imprese del Commercio, pari a 132 miliardi di euro al 31 dicembre 2018, si sono contratti mediamente del -4,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, evidenziando una forte disomogeneità a livello regionale (variando dal +0,9% del Trentino-Alto Adige al -12% del Molise) e geo-dimensionale (variando dal +3,8% delle imprese con almeno 20 addetti del Trentino-Alto Adige al -20,4% di quelle molisane che occupano da 6 a 19 addetti).

Proporzionalmente anche più grave la situazione del turismo: i prestiti bancari totali agli Alberghi e alle imprese di Ristorazione – pari a 33 miliardi di euro al 31 dicembre 2018 – si sono contratti mediamente del -5,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato è una sintesi di forti discrepanze territoriali: in Friuli Venezia Giulia, ad esempio, si registra una crescita del +8,4%, mentre in Calabria una flessione del -21,1%. Forti anche le differenze per dimensione, che vedono variazioni dal +18,1% delle imprese con almeno 20 addetti del Friuli-Venezia Giulia al -22,9% di quelle calabre che occupano da 6 a 19 addetti).

Per quanto riguarda i servizi connessi al turismo – imprese di Noleggio, Agenzie di viaggio e altro – i prestiti sono scesi mediamente del 9,4% rispetto all’anno precedente, per un totale di 17 miliardi di euro. Anche in questo caso, si evidenzia una forte disomogeneità media a livello regionale (dal -3,5% della Basilicata al -27,7% del Molise) e, in maniera molto più accentuata, a livello geo-dimensionale (dal +16% delle imprese che occupano da 6 a 19 addetti della valle D’Aosta al -30,9% di quelle liguri con almeno 20 addetti). Allarme finanziamenti anche per l’artigianato: i prestiti bancari totali alle imprese dell’artigianato, pari a 35 miliardi di euro al 31 dicembre 2018, sono scesi del 10,2% con una punta negativa del -45,8% registrato per le imprese con almeno 20 addetti in Molise.

 

 

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